Questa Marcia vuole creare coscienza rispetto alla pericolosa situazione mondiale in cui ci troviamo, caratterizzata dall'alta probabilità di conflitto nucleare, dalla corsa agli armamenti e dalla violenta occupazione militare di territori.
Si tratta di una proposta di mobilitazione sociale senza precedenti, promossa dal Movimento Umanista attraverso uno dei suoi organismi, Mondo senza Guerre.
Pubblicato in Marcia Mondiale
Il Festival nasce nel contesto della “
Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza” e intende promuovere le tematiche della pace e la nonviolenza attraverso un lavoro convergente delle forze umaniste con associazioni, enti, gruppi umani, individui, che condividono questa profonda aspirazione.
Questo evento unisce tutte le generazioni e tutti gli interessi e si propone di diventare un riferimento nel tempo per tutti coloro che si riconoscono in una nuova sensibilità nella quale la nonviolenza sia alla base di una nuova etica sociale e personale.
Sarà una settimana all'insegna di incontri, laboratori, aperitivi, mostre d'arte, conferenze, spettacoli teatrali, concerti, manifestazioni, sport e divertimento, musica, momenti di meditazione.
Calendario dettagliato degli eventi >>>
Pubblicato in Campagne di appoggio umano
I villaggi di Diakael Digue, Diakael Tocassone, Sambè Digue, Sambè, Sambè Peul 1 e di Sambè Peul 2 sono situati nella regione di Diourbel, al centro del Senegal, nella zona del paese nota come bacino della cultura d’arachidi.
Le popolazioni di questi villaggi svolgono essenzialmente attività agricole e pastorali in un contesto economico ed ecologico via via più precario.
Il peggioramento climatico, l’inaridimento degli ultimi decenni ed il disboscamento fuori misura, sommati a una antica tradizione di monocultura dell’arachide, esacerbano le già difficili condizioni di vita delle popolazioni.
I redditi si riducono sempre più e l’esodo rurale allontana da casa per primi i capifamiglia.
In un simile contesto le iniziative personali e locali sono insufficienti a dare una risposta che garantisca una minima ripresa.
Nei villaggi di questa zona esistono condizioni organizzative e di sensibilità interessanti, anche grazie al lavoro di formazione già svolto dai volontari italiani negli ultimi due anni: esiste una diffusa solidarietà tra gli abitanti, ci sono responsabili locali determinati e capaci di lavoro volontario che sono vicini a costruire un autonomia operativa, ben accompagnati dalla gente che si organizza.
Avere autonomia però, per un villaggio africano, non significa liberarsi dai suoi gravi problemi senza aiuti nei primi passi di sviluppo: la sua economia è di sopravvivenza, non ha riserve di piccoli capitali o fondi per rilanciare il suo sviluppo.
Per questa ragione, insieme ai responsabili locali, abbiamo elaborato un progetto di sviluppo che, grazie ai fondi recuperati tramite l’attività di found raising in Italia, consenta uno sviluppo minimo ed adeguato a Diakael e la possibilità di far partire una comunità cooperativa autosufficiente.
Questo progetto, una volta avviato e completato, può divenire un modello operativo da seguire in situazioni simili ed inoltre rappresenta una maniera definitiva per risolvere i problemi di sussistenza nei villaggi in difficoltà.
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